La Via Francigena di Sigerico, nel tratto da Canterbury a Roma, è stata riconosciuta “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” nel 1994. Nel 2019 la certificazione del Consiglio d’Europa è stata estesa anche al tratto Sud che arriva a Brindisi e a Santa Maria di Leuca: 3.200 chilometri che da Nord, dalle terre dei Franchi e dalle isole britanniche, attraversano Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia ripercorrendo le tracce degli antichi pellegrini che si mettevano in cammino verso la tomba di San Pietro a Roma e poi continuavano fino ai porti d’imbarco per Gerusalemme e la Terra Santa.

Dal 2015 è in corso anche la candidatura della Via Francigena a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Il dossier più avanzato è quello che riguarda il tratto italiano dalla discesa del Passo del Gran San Bernardo a Roma (7 le Regioni interessate: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio), già inserito nella “lista propositiva nazionale” nel 2019, primo importante passo con il quale il ministero della Cultura italiano riconosce e illustra al World Heritage Center i motivi per cui chiede l’inserimento nella prestigiosa lista del Patrimonio Mondiale. Ora però è l’intero tracciato europeo della Via Francigena ad essere oggetto della candidatura e sarà necessario un lavoro congiunto fra i ministeri della cultura di Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia, oltre alla Santa Sede, per procedere con il riconoscimento UNESCO.

Gli studi sulle vie romee che hanno portato alla riscoperta in Italia dell’antico percorso risalgono ai primi anni Ottanta del secolo scorso. Renato Stopani e Giovanni Caselli sono tra i primi, con itinerari di ricerca diversi, a riportare in luce documenti e tracciati e a riaccendere l’attenzione sul recupero della viabilità antica. Noi oggi seguiamo le mansiones – probabilmente i luoghi di sosta per la notte – del viaggio che nel 990 il vescovo di Canterbury, Sigerico, intraprende verso Roma per ricevere il pallio arcivescovile dalle mani del papa. È grazie al suo “diario” del viaggio di ritorno che è stato ricostruito quello che, attorno all’anno Mille, era probabilmente l’itinerario più frequentato tra quelli che congiungevano le terre dei Franchi e le isole britanniche con Roma. 

Oggi il tratto più strutturato e frequentato della Via è quello che va dall’Ospizio del Passo del Gran San Bernardo a Roma, riconosciuto e adottato dalle Regioni attraversate. Sicuramente ha contribuito enormemente alla sua affermazione l’Associazione Europea delle Vie Francigene, referente ufficiale del Consiglio d’Europa per l’itinerario, che nel 2021 in occasione della prima edizione del Festival, ha festeggiato i vent’anni della sua fondazione con la lunga marcia “Via Francigena – Road to Rome” e che nel 2024 celebrerà i 30 anni della certificazione della Via Francigena come itinerario del Consiglio d’Europa (1994-2024).  Il successo del cammino si deve poi alla passione di tanti studiosi, associazioni e volontari. 

Fondamentale per la riscoperta e il rilancio del pellegrinaggio a piedi in Italia il ruolo svolto dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia e dal suo rettore Paolo Caucci von Saucken. Ma, appunto, anche il lavoro di tantissimi volontari che hanno riaperto sentieri, posto i segnavia, realizzato sopralluoghi e opere di divulgazione. È grazie a loro e al supporto delle istituzioni  che in Italia e in Europa si prendono cura della Via che possiamo ripercorrerla in sicurezza nel suo splendore e nella sua interezza.